sabato 21 maggio 2011

" La bellezza del somaro" recensione


Marcello ( Sergio Castellitto) è un architetto di successo, un padre troppo amico, un uomo ancora poco uomo molto “ puer” ; Marina( Laura Morante) è una psicologa disadattata, una madre comprensiva, impaurita e eco solidale;Rosa una diciassettenne liceale , secchiona, sulle righe,insoddisfatta della propria famiglia e con la voglia di dimostrare a questi genitori e ai loro amici quanto c’è di distanza tra il dire e il fare.Per il Weekend dei santi( o morti) tutti gli amici di Marcello e Marina , e saranno presenti anche due pazienti di Marina, si ritrovano in toscana nel casolare in campagna di Marcello, e questa sarà l’occasione per conoscere il nuovo fidanzato di Rosa, e la sorpresa sarà a dir poco sconvolgente quando si scoprirà che il fidanzato di rosa è Armando( Enzo Jannacci), un affascinante signore settantenne .

“ La bellezza del somaro”, terza esperienza dietro la macchina da presa per Castellitto, è una commedia che tratta con sottile ironia le false, vacillanti coscienze borghesi. Attraverso questa commedia grottesca Castellitto descrive una società che scivola ormai sempre più verso la decadenza, una borghesia che non accetta di invecchiare , perennemente accanita in questa giovinezza, senza glorie se non quelle passate, annoiata, disinteressata,narcisista e sull’orlo di una crisi di nervi. Sarà Armando, il senile fidanzato di Rosa, da tutti adorato e ammirato , e per questo chiamato “ presidente” , che porrà gli argini a quest’ autodistruzione attiva in ogni personaggio. Sarà lui che costringerà Marcello e Marina a rivedere il loro rapporto coniugale , la loro concezione di famiglia, e il rapporto con il mondo.

Le intenzioni di Castellitto sono le migliori, ma si perdono un po’ per strada, il film rappresenta in modo molto realistico la vita frenetica di una normale famiglia, dove i genitori non sanno mai davvero chi siano questi figli, dove i figli dicono e non dicono , anzi non dicono e basta tanto i genitori non potrebbero capire, una famiglia dove si urla tanto e si litiga anche … tutto avviene in questo casolare ,e quelli che interagiscono sono sempre piccoli nuclei familiari come a significare un senso di compattezza, tutto si svolge sotto una campana come se un fuori non esistesse. Un film ombelicale chiuso in se stesso e quando finalmente sembra che i personaggi stiano raggiungendo il punto importante il momento della scelta, dell’ assunzione di responsabilità, della presa di coscienza, Castellitto opta per la scelta più semplice : tutto nasce dal nucleo familiare dei tre protagonisti e tutto deve chiudersi con questo, escludendo Armando, escludendo gli amici .

Una riflessione sarcastica e pure seria sulla nostra vita, una fotografia elastica su una società in crisi di valori.

Credo valga la pena vederlo e CAPIRLO!!

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