L’universo perfettamente proporzionato dalla creazione divina appare come una vastità che si spande in ogni direzione; il “ gran mare dell’ essere” , la totalità delle creature divine tutte disposte nel mare aperto della vita la cui meta ultima , la morte, è certa , ma non il destino ultraterreno. Le vie che ogni creatura segue sono diverse per cui condizionate dalla fragilità. Le navi-creature muovono su tracce ,che se pure ciascun viaggio è segnato da singolarità di scelte, traiettorie, pericoli , portano verso un’unica direzione .
La metafora della vita come pericolosa navigazione marina è ascendenza classica, il mare agisce da geometra per l’uomo : lo contiene mette degli argini, segna un percorso sicuro sul quale l’uomo si pone per raggiungere la meta. L’uomo è un mare, o meglio, possiede dentro di sé un gorgo difficilmente contendibile. La metafora del viaggio per mare non perde del tutto il suo significato. Ogni spirito attraversa il mare dell’ esistente a rischio della morte che naufraghi o arrivi a destinazione il suo esempio non servirà da guida ad altri, ciascuno compirà il proprio viaggio da solo , “ come l’acqua che viene spostata da una nave si ricompone immediatamente dietro di essa, così anche l’errore; dopo che spiriti eccellenti l’hanno eliminato aprendosi un largo varco, questo si richiude molto in fretta dietro di loro secondo le leggi della natura” ( Goethe -poesia e verità 1,1814). Questa metafora è quella che accompagna tutto il viaggio del nostro Marinaio Vinicio che si occupa del mare interno dell’ uomo quanto quello attraversato dai grandi marinai; il mare che imprigiona, che non lascia via d’uscita , quel mare che ti cambia , che fa cambiare punti di vista, che insegna, che ti fa prendere coscienza degli errori, della velocità della vita. Ma chi è il buon marinaio? Il timoniere attento che sa distinguere la rotta giusta , che non si lascia ingannare dalle sirene del desiderio? O il marinaio inesperto mosso dall’ ardore ? cosa premia e cosa punisce il mare ?
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