venerdì 8 luglio 2011

WINESBURG OHIO - Avventura

….Con un brivido di terrore comprese che , per lei, la bellezza e la freschezza della gioventù,se n’erano andate. Per la prima volta si sentì giocata. Non dava la colpa a Ned Currie e non sapeva con che cosa prendersela . La tristezza la invase. Cadde in ginocchio e tentò di pregare, ma invece di preghiere le vennero alle labbra parole di protesta.-Non avrò mai nulla, non avrò mai la felicità. Perché mi dico bugie?- gridò; ed ebbe, da questo suo primo tentativo di fronteggiare la paura che era diventata parte della sua vita quotidiana , un strano senso di sollievo. Nell’ anno in cui Alice Hindman compì venticinque anni, accaddero due cose che turbarono la grigia monotonie delle sue giornate. Sua madre sposò Bush Milton, il decoratore di carrozze di Winesburg, e Alice si iscrisse alla chiesa metodista di Winesburg. Si avvicinò alla chiesa perché aveva ormai paura della solitudine nella vita. Il secondo matrimonio della madre aveva accentuato il suo isolamento. “ Divento vecchia e pazza. Se Ned torna, non mi vorrà più. In città , dove vive lui, la gente è sempre giovane. Ci sono così tante cose che nessuno ha tempo di diventare vecchio” , si disse con un sorriso triste, e risolutamente affrontò il problema di avere rapporto con i propri simili. Ogni martedì sera, quando il negozio era chiuso, andava alla riunione in chiesa, e la domenica sera partecipava ai comizi di una organizzazione che si chiamava Lega Epworth. Quando Will Hurley, un uomo di mezza età che era commesso di una drogheria e apparteneva pure alla chiesa , si offrì di accompagnarla a casa , Alice non protestò . “ Certo non gli lascerò prendere l’abitudine, ma se viene a trovarmi una volta ogni tanto non c’è niente di male “ , si disse, sempre decisa a restare federe a Ned Currie. Senza comprendere che cosa accadeva, Alice stava cercando, debolmente prima , con decisone maggiore poi, di trovare un nuovo punto fermo nella vita. Accanto al commesso della drogheria camminava in silenziosa qualche volta, al buio, allungava la mano e gli sfiorava la giacca. Quando lui la salutava sulla porta, le non entrava subito ma si fermava un momento sul limitare .Voleva chiamare il commesso, chiedergli di sedersi un po’ con lei sulla veranda davanti alla casa,ma aveva paura che lui non capisse . “ Non è lui che voglio, - diceva a se stessa. – Io voglio soltanto non essere così sola . Se non sto attenta, perderò l’abitudine di stare con la gente” . Al principio d’ autunno del suo ventisettesimo anno, una tormentosa irrequietezza si impadronì di Alice. Non sopportava la compagnia del commesso, e quando lui voleva accompagnarla , la sera, lo mandava via . La sua mente era sempre in attività ; quando stanca dopo essere stata in piedi tante ore dietro il banco al negozio, tornava a casa e si metteva a letto, non riusciva a prendere sonno. Con gli occhi spalancati fissava il buio. La sua immaginazione, come quella di un bambino svegliato da un lungo sonno, giocava per la stanza. C’era in lei, profondamente radicato, qualche cosa che la fantasia non bastava a ingannare e che pretendeva una risposta precisa dalla vita. Alice abbracciava un cuscino e lo stringeva al seno. Scendeva dal letto, disponeva una coperta in modo che al buio sembrasse una forma distesa fra le lenzuola e , in ginocchio accanto al letto l’ accarezzava, continuando a mormorare, come un ritornello, “ perché non succede niente? Perché rimango sola? “ Benché qualche volta pensasse a Ned CUrrie , non tutto dipendeva da lui. Il suo desiderio era diventato vago. Non voleva Ned Currie né un altro uomo qualsiasi. Voleva essere amata, voleva avere qualche cosa che rispondesse al richiamo che diventava sempre più forte, sempre più forte ,dentro di lei. E infine, una notte di pioggia, Alice ebbe un’avventura ch la spaventò e la disorientò. Era uscita dal negozio alle nove e aveva trovato la casa vuota. Bush Milton era fuori del paese e la madre era andata a casa di vicini. Alice salì in camera sua e si spogliò al buio. Rimase un attimo accanto alla finestra sentendo la pioggia battere sui vetri,e un desiderio strano s’impadronì di lei. Senza pensare a quel che faceva scese le scale , attraversò la casa buia e uscì sotto la pioggia. Quando si trovò nel fraticello davanti alla casa e sentì sul corpo la pioggia fredda, la prese un desiderio folle di correre nuda per la strada. Pensò che la pioggia la doveva avere sul suo corpo effetto rigeneratore e meraviglioso. Mai da anni si era sentita tanto piena di gioventù e di coraggio. Voleva saltare e correre , gridare forte , trovare un atro essere umano solitario e abbracciarlo. Sul marciapiede di mattoni davanti alla casa un uomo camminava lentamente. Alice si mise a correre. Un istinto selvaggio e disperato la possedeva. “ che m’importa chi è . E’ solo. Io vado da lui “, pensò; e senza fermarsi a considerare le possibili conseguenze della sua follia, lo chiamò dolcemente: - Aspetta,- gridò. –Non andartene. Chiunque tu sia , aspetta .L’uomo sul marciapiede si fermò e rimase in ascolto. Era un vecchio quasi sordo. Facendosi portavoce con la sua mano gridò : - Eh? Che cosa? Alice si gettò a terra tremando. Era tanto spaventata, al pensiero di quel che aveva fatto, che finché l’uomo non se ne fu andato per la sua strada non osò alzarsi in piedi ma strisciò sulle mani e sulle ginocchia sul prato verso casa. Quando arrivò in camera sua sbarrò la porta e la barricò col tavolino da toeletta. Il suo corpo era scosso da un brivido freddo, le mani le tremavano tanto che non riusciva a infilare la camicia da notte. A letto affondò la faccia nel cuscino e pianse senza ritegno. “ Che mi succede? Farò qualche cosa di terribile , se non sto attenta” , pensò, e rivolgendo la faccia verso i muro provò a sforzarsi di affrontare con coraggio il fatto che molti devono vivere e morire soli, anche a Winesburg .”

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