Ha lo sguardo dolce e un poco lontano di chi per tanto ha navigato invano...ha lo sguardo dolce e un poco assente di chi ti capisce ma non può farci niente
sabato 23 luglio 2011
Itaca di Konstantinos Kavafis
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni o i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere:
non sara' questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi o Lestrigoni no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga,
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre,
tutta merce fina, e anche profumi
penetranti d'ogni sorta, piu' profumi
inebrianti che puoi,
va in molte citta' egizie
impara una quantita' di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, pero', non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avra' deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia' tu avrai capito cio' che Itaca vuole significare.
sabato 16 luglio 2011
che bisogno c'è
quando partono le rondini
lasciale andare
non domandare più
che ragione c'è
quando passa il carro funebre
fallo passare
e non buttarti giù
che in fin dei conti c'è
un azzurro che fa piangere
oltre le nubi
e non soffrire più
che in fondo forse c'è
al di là di Gibilterra
un indaco mare
mercoledì 13 luglio 2011
venerdì 8 luglio 2011
WINESBURG OHIO - Avventura
….Con un brivido di terrore comprese che , per lei, la bellezza e la freschezza della gioventù,se n’erano andate. Per la prima volta si sentì giocata. Non dava la colpa a Ned Currie e non sapeva con che cosa prendersela . La tristezza la invase. Cadde in ginocchio e tentò di pregare, ma invece di preghiere le vennero alle labbra parole di protesta.-Non avrò mai nulla, non avrò mai la felicità. Perché mi dico bugie?- gridò; ed ebbe, da questo suo primo tentativo di fronteggiare la paura che era diventata parte della sua vita quotidiana , un strano senso di sollievo. Nell’ anno in cui Alice Hindman compì venticinque anni, accaddero due cose che turbarono la grigia monotonie delle sue giornate. Sua madre sposò Bush Milton, il decoratore di carrozze di Winesburg, e Alice si iscrisse alla chiesa metodista di Winesburg. Si avvicinò alla chiesa perché aveva ormai paura della solitudine nella vita. Il secondo matrimonio della madre aveva accentuato il suo isolamento. “ Divento vecchia e pazza. Se Ned torna, non mi vorrà più. In città , dove vive lui, la gente è sempre giovane. Ci sono così tante cose che nessuno ha tempo di diventare vecchio” , si disse con un sorriso triste, e risolutamente affrontò il problema di avere rapporto con i propri simili. Ogni martedì sera, quando il negozio era chiuso, andava alla riunione in chiesa, e la domenica sera partecipava ai comizi di una organizzazione che si chiamava Lega Epworth. Quando Will Hurley, un uomo di mezza età che era commesso di una drogheria e apparteneva pure alla chiesa , si offrì di accompagnarla a casa , Alice non protestò . “ Certo non gli lascerò prendere l’abitudine, ma se viene a trovarmi una volta ogni tanto non c’è niente di male “ , si disse, sempre decisa a restare federe a Ned Currie. Senza comprendere che cosa accadeva, Alice stava cercando, debolmente prima , con decisone maggiore poi, di trovare un nuovo punto fermo nella vita. Accanto al commesso della drogheria camminava in silenziosa qualche volta, al buio, allungava la mano e gli sfiorava la giacca. Quando lui la salutava sulla porta, le non entrava subito ma si fermava un momento sul limitare .Voleva chiamare il commesso, chiedergli di sedersi un po’ con lei sulla veranda davanti alla casa,ma aveva paura che lui non capisse . “ Non è lui che voglio, - diceva a se stessa. – Io voglio soltanto non essere così sola . Se non sto attenta, perderò l’abitudine di stare con la gente” . Al principio d’ autunno del suo ventisettesimo anno, una tormentosa irrequietezza si impadronì di Alice. Non sopportava la compagnia del commesso, e quando lui voleva accompagnarla , la sera, lo mandava via . La sua mente era sempre in attività ; quando stanca dopo essere stata in piedi tante ore dietro il banco al negozio, tornava a casa e si metteva a letto, non riusciva a prendere sonno. Con gli occhi spalancati fissava il buio. La sua immaginazione, come quella di un bambino svegliato da un lungo sonno, giocava per la stanza. C’era in lei, profondamente radicato, qualche cosa che la fantasia non bastava a ingannare e che pretendeva una risposta precisa dalla vita. Alice abbracciava un cuscino e lo stringeva al seno. Scendeva dal letto, disponeva una coperta in modo che al buio sembrasse una forma distesa fra le lenzuola e , in ginocchio accanto al letto l’ accarezzava, continuando a mormorare, come un ritornello, “ perché non succede niente? Perché rimango sola? “ Benché qualche volta pensasse a Ned CUrrie , non tutto dipendeva da lui. Il suo desiderio era diventato vago. Non voleva Ned Currie né un altro uomo qualsiasi. Voleva essere amata, voleva avere qualche cosa che rispondesse al richiamo che diventava sempre più forte, sempre più forte ,dentro di lei. E infine, una notte di pioggia, Alice ebbe un’avventura ch la spaventò e la disorientò. Era uscita dal negozio alle nove e aveva trovato la casa vuota. Bush Milton era fuori del paese e la madre era andata a casa di vicini. Alice salì in camera sua e si spogliò al buio. Rimase un attimo accanto alla finestra sentendo la pioggia battere sui vetri,e un desiderio strano s’impadronì di lei. Senza pensare a quel che faceva scese le scale , attraversò la casa buia e uscì sotto la pioggia. Quando si trovò nel fraticello davanti alla casa e sentì sul corpo la pioggia fredda, la prese un desiderio folle di correre nuda per la strada. Pensò che la pioggia la doveva avere sul suo corpo effetto rigeneratore e meraviglioso. Mai da anni si era sentita tanto piena di gioventù e di coraggio. Voleva saltare e correre , gridare forte , trovare un atro essere umano solitario e abbracciarlo. Sul marciapiede di mattoni davanti alla casa un uomo camminava lentamente. Alice si mise a correre. Un istinto selvaggio e disperato la possedeva. “ che m’importa chi è . E’ solo. Io vado da lui “, pensò; e senza fermarsi a considerare le possibili conseguenze della sua follia, lo chiamò dolcemente: - Aspetta,- gridò. –Non andartene. Chiunque tu sia , aspetta .L’uomo sul marciapiede si fermò e rimase in ascolto. Era un vecchio quasi sordo. Facendosi portavoce con la sua mano gridò : - Eh? Che cosa? Alice si gettò a terra tremando. Era tanto spaventata, al pensiero di quel che aveva fatto, che finché l’uomo non se ne fu andato per la sua strada non osò alzarsi in piedi ma strisciò sulle mani e sulle ginocchia sul prato verso casa. Quando arrivò in camera sua sbarrò la porta e la barricò col tavolino da toeletta. Il suo corpo era scosso da un brivido freddo, le mani le tremavano tanto che non riusciva a infilare la camicia da notte. A letto affondò la faccia nel cuscino e pianse senza ritegno. “ Che mi succede? Farò qualche cosa di terribile , se non sto attenta” , pensò, e rivolgendo la faccia verso i muro provò a sforzarsi di affrontare con coraggio il fatto che molti devono vivere e morire soli, anche a Winesburg .”
mercoledì 6 luglio 2011
" sei giorni sulla terra" recensione
Il dottor Piso ( Massimo Poggio) è un biochimico, docente universitario, che da anni studia cercando di elaborare una sua teoria sui rapimenti alieni; secondo Piso gli alieni sono attratti da “Anima” una potente energia che noi umani possediamo; Piso è in grado di comunicare con questi alieni – energie che popolano il corpo dei suoi “ addotti” tramite ipnosi. Le sue teorie sono fin troppo assurde e viene allontanato dall’ università, al contempo gli si presenta un’ affascinate ragazza, Saturnia, che rivelerà di presentare una serie di memorie aliene nel suo subconscio entità che Piso risveglierà, aprendo un vaso di pandora che metterà in luce una realtà sconcertante.
Varo Venturi il regista del film ha presentato questo come un film nuovo per il cinema italiano, rivoluzionario perché non si tratta della solita fantascienza ma di “ REALSCIENZA “. E proprio su questo c’è molto da discutere,i film sugli alieni non sono i più facili bisogna saper costruire una storia e renderla credibile , è tutto basato sulla credibilità !! e il film in questione lascia molto a desiderare , certo questo è cinema italiano, Venturi non è Spielberg, e il cast … ? non funziona manco a sforzarsi , interpretazioni poco , o per niente, emozionanti, prive di coinvolgimento,non si riesce a creare l’attesa , l’ansia nello spettatore e nemmeno le domande che forse volevano far nascere dentro di noi !! un film a metà strada tra la più banale e scontata visione degli alieni, e l’esorcista; è uno scorrere di minuti interminabili, non mi capitava da tempo ormai vedere un film e desiderare che finisse , durante tutta la visione il film resta sullo schermo e tu resti seduto sulla tua poltrona.
“ 6 giorni sulla terra “ ha davvero molti limiti , ma questo è il mio modesto parere
martedì 5 luglio 2011
pensiero pensato
I rischi della navigazione nel mare dell’essere
L’universo perfettamente proporzionato dalla creazione divina appare come una vastità che si spande in ogni direzione; il “ gran mare dell’ essere” , la totalità delle creature divine tutte disposte nel mare aperto della vita la cui meta ultima , la morte, è certa , ma non il destino ultraterreno. Le vie che ogni creatura segue sono diverse per cui condizionate dalla fragilità. Le navi-creature muovono su tracce ,che se pure ciascun viaggio è segnato da singolarità di scelte, traiettorie, pericoli , portano verso un’unica direzione .
La metafora della vita come pericolosa navigazione marina è ascendenza classica, il mare agisce da geometra per l’uomo : lo contiene mette degli argini, segna un percorso sicuro sul quale l’uomo si pone per raggiungere la meta. L’uomo è un mare, o meglio, possiede dentro di sé un gorgo difficilmente contendibile. La metafora del viaggio per mare non perde del tutto il suo significato. Ogni spirito attraversa il mare dell’ esistente a rischio della morte che naufraghi o arrivi a destinazione il suo esempio non servirà da guida ad altri, ciascuno compirà il proprio viaggio da solo , “ come l’acqua che viene spostata da una nave si ricompone immediatamente dietro di essa, così anche l’errore; dopo che spiriti eccellenti l’hanno eliminato aprendosi un largo varco, questo si richiude molto in fretta dietro di loro secondo le leggi della natura” ( Goethe -poesia e verità 1,1814). Questa metafora è quella che accompagna tutto il viaggio del nostro Marinaio Vinicio che si occupa del mare interno dell’ uomo quanto quello attraversato dai grandi marinai; il mare che imprigiona, che non lascia via d’uscita , quel mare che ti cambia , che fa cambiare punti di vista, che insegna, che ti fa prendere coscienza degli errori, della velocità della vita. Ma chi è il buon marinaio? Il timoniere attento che sa distinguere la rotta giusta , che non si lascia ingannare dalle sirene del desiderio? O il marinaio inesperto mosso dall’ ardore ? cosa premia e cosa punisce il mare ?