E ti senti in bilico su un filo, e di sotto la bufera,
soffia già forte il vento , e tu cerchi l’equilibrio, non lo sai quando ti può
buttare giù e ci provi a restare li .. con tutta la tua forza, e ti aggrappi a
una cosa che non hai. E la vita che ti scorre addosso come olio… sei diventata
estranea a te stessa , e i doveri ti
riportano alla quotidianità, a quella puzza del mattino in un treno gelato; a
quella corsa sfrenata per poi perdere tempo, a quei fogli scritti, ai tuoi “si”
ai tuoi “ non preoccuparti” ad avere tempo per tutti…mai per te stessa! A una
strada desiderata. E poi ci sei di nuovo TU ,tu che hai accettato di tornare, e
io che avevo imparato a sognare, che avevo stabilito un punto nella mia vita, e
di nuovo tu con le tue parole, con la tua forza, con la tua fiducia. E pettini
i pensieri seduto a un bar, e io che sono sempre stata sola al bar; io che
provo a chiamare in continuazione, tu coi tuoi silenzi; io che sono cambiata:
più fredda , più cinica, più presente a me stessa; io che crollo davanti ai
tuoi occhi verdi. Tu che hai scelto me come amica, io che ho scelto di vivere
per te, tu che hai paura di capire quello che sei sempre stato, tu che scappi
davanti a un cartello con la scritta “OPEN” , io che avevo lasciato aperto, io
che provo a capire, tu rifletti con la
testa tra le mani, tu con la forza dei tuoi NO, io con la forza del mio “ so
aspettare” , tu con la tua mano nella
mia …tu che appartieni a me stessa più di quanto lo sia io. Io che ho perso gli
aggettivi, tu che me li chiedi sempre, io che canto ad ogni minuto, io che rido
a un ricordo, tu che hai cambiato capelli, tu che decidi dove andare, io con i
segreti tra amiche, tu con una poesia tra le mani, io che ti leggo un passo di
un romanzo, tu che ricordi tutti i discorsi seri, io che ricordo tutte le tue
parole … come pugnali in guerra ad ogni litigata, tu che mi hai capita …che mi
conosci, ma non l’hai mai capito, io con
la mia malinconia. E l’ansia, le prove, l’attesa… il suono della tua risata, i
miei messaggi dopo un esame, la tua voglia di abbracciarmi, la mia voglia di
sentirti, la stima, la fiducia, l’affetto… il mio quasi amore, il tuo MAH … e
il tuo MA … la mia testa dura, il tuo sorriso, la mia insicurezza, la
timidezza, l’ inesperienza, l’ ingenuità… il mio ti voglio bene, il tuo
chiedermelo, i tuoi silenzi …i miei sospiri.. i tuoi mi manchi… la mia voglia
di dimostrare…la paura l’insicurezza… i pali … le mura.. la guerra… la forza…
la dolcezza nascosta, le parole strozzate, quelle scritte nei miei quaderni, il
mio libro prestato … i miei fogli.. i tuoi scritti, il mio incontrarti nei
pensieri… nei sogni… la mia voglia di urlare, di spaccare tutto, il mio bisogno
di scrivere, la tristezza alla stazione …ogni volta sembra un addio… i giorni
che passano, la pioggia il freddo, la febbre… il mio letto…le coperte… un gioco
pensato…ma non ancora attuato…le mie mani che ti cercano.. le labbra che si
sfiorano, l’attesa che rende tutto più bello, i giorni tristi, i pianti.. le
mani che tremano, tu chi sa cosa stai facendo, con chi sei.. cosa stai
pensando… io che cerco il tuo volto per strada, io che abbasso lo sguardo, io
che nascondo i miei occhi dietro occhiali da sole.. tu che non vedi , non senti
tutto quello che faccio. Io con un desiderio di NOI .. tu con il tempo, i
dubbi, l’amore. NOI in bilico in quello che potrebbe essere! Io in equilibrio
su un foglio bianco!
dove viaggiano i pensieri
Ha lo sguardo dolce e un poco lontano di chi per tanto ha navigato invano...ha lo sguardo dolce e un poco assente di chi ti capisce ma non può farci niente
venerdì 2 novembre 2012
martedì 13 marzo 2012
lunedì 27 febbraio 2012
36 ironici consigli di Umberto Eco per scrittori in erba
In
realtà in scrittura esistono solo due regole vere: leggere tanto e scrivere
tanto. Il resto sono suggerimenti. Ma non rispettare alcuni suggerimenti, o
violarli senza sapere bene cosa si sta facendo, rischia di compromettere la
qualità del lavoro. E spesso “è il mio stile” non è una ragione per effettuare
alcune scelte, è solo una scusa.
E
dunque, ecco i trentasei suggerimenti di Umberto
Eco. Facciamone tesoro :
1.
Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2.
Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3.
Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4.
Esprimiti siccome ti nutri.
5.
Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6.
Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe
il filo del discorso.
7.
Stai attento a non fare… indigestione di
puntini di sospensione.
8.
Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9.
Non generalizzare mai.
10.
Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11.
Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi
solo quello che sai tu”.
12.
I paragoni sono come le frasi fatte.
13.
Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è
superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il
lettore ha già capito).
14.
Solo gli stronzi usano parole volgari.
15.
Sii sempre più o meno specifico.
16.
Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17.
Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
18.
Metti, le virgole, al posto giusto.
19.
Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se
non sempre è facile.
20.
Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un
cigno che deraglia
21.
C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22.
Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole
possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente
confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca
a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando
inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una
delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
23.
Gli accenti non debbono essere né scorretti né inutili, perché chi lo fa
sbaglia.
24.
Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
25.
Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26.
Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
27.
Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e
simili.
28.
Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così
faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “5 maggio”.
29.
All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il
lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto
dicendo).
30.
Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31.
Non andare troppo sovente a capo.
Almeno,
non quando non serve.
32.
Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che faccia una pessima
impressione.
33.
Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti
sbagliato.
34.
Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep
structures rizomatiche che, per quanto ti appaiono come altrettante epipfanie
della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva eccedano
comunque le competenze cognitive del destinatario.
35.
Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
36.
Una frase compiuta deve avere
venerdì 24 febbraio 2012
e...i giorni pozzanghera
quanto tempo è passato...
troppo tempo ho lasciato passare, non mi sono presa più cura di questo blog ... mi rattrista ma se devo dirla sinceramente è da qualche giorno che lo apro e lo riapro e non scrivo niente pur dicendomi che dovrei postare qualche cosa. ho perso la voglia e la forza di raccontare e di raccontarmi ... in tutto questo tempo sono successe delle cose, alcune hanno portato belle risposte e hanno dato così soluzioni e gratificazioni, altre ... altre hanno lasciato enormi dubbi che ancora non so come affrontare ...
ma oggi si scrive ... perché oggi è uguale a domani ma un po' meglio di ieri ..... oggi è uno di quei giorni pozzanghera!! cosa sono i giorni pozzanghera? i giorni pozzanghera sono quei giorni che non hanno un colore definito non uno ma tanti .... le pozzanghere si formano sulle strade dopo una pioggia, un temporale, la mia pozzanghera si è formata oggi dopo un bel po' bufere e mal tempo ... quando si è piccoli le pozzanghere attirano quasi come le torte al cioccolato che vorresti mangiare ma non puoi , " perchè poi non ceni" , " perchè poi si sporca il vestitino bianco" e allora stai li fermo a guardarle .... anche le pozzanghere si resta fermi a guardarle con la voglia di saltarci dentro ... di farsi schizzare e macchiare da quella fanghiglia , con quella voglia di liberarsi ...
ma da grandi le pozzanghere posso essere pericolose ...se ci salti dentro non sai mai dove puoi finire, quanto profonda sarà? sarò abbastanza capace di nuotare e venire di nuovo a galla ? saprò solo sporcarmi un po' i piedi restando poi ben salda alla strada asciutta ? da piccoli è solo un gioco ... ma da grandi? e i giorni pozzanghera sono così ; sono giorni piedi di domande .... giorni in cui ti senti attratto da qualche cosa che però non vedi , non è li con te... è un' immagine riflessa , è fluttuante, non ha una forma , non è sicura e pure la vorresti affrontare , un giorno pozzanghera può arrivare all' improvviso , può durare anche più di un giorno , a volte c'è bisogno dell' aiuto di qualche altra persona per resistere alla tentazione di giocare con quell' acqua rimasta li.... perché poi quello che attira è anche la forma, il motivo di una formazione all' improvviso proprio li ... proprio in quel momento... ma che senso ha ... ma perché ? perché qui e non qualche km più avanti? perché ora che non hai la forza di allungare quella gamba e andare oltre?
un giorno pozzanghera a volte bisogna affrontarlo così, prenderlo e lasciarsi bagnare ....non sfidarlo... perché bisogna avere coraggio anche per avere paura .... io ho tanta paura ... ho tante paure !!!
le sensazioni che io vivo nei miei giorni pozzanghera ( e ne ho sempre tanti ...poi si impara anche a conviverci) ... sono le stesse che ritrovo in uno dei miei quadri preferiti ... una sensazione di inquiete, di volontà, di grinta, ma allo stesso tempo di frustrazione... una sensazione di equilibrio precario in un mondo caotico ....
" Golgonda "- Magritte
troppo tempo ho lasciato passare, non mi sono presa più cura di questo blog ... mi rattrista ma se devo dirla sinceramente è da qualche giorno che lo apro e lo riapro e non scrivo niente pur dicendomi che dovrei postare qualche cosa. ho perso la voglia e la forza di raccontare e di raccontarmi ... in tutto questo tempo sono successe delle cose, alcune hanno portato belle risposte e hanno dato così soluzioni e gratificazioni, altre ... altre hanno lasciato enormi dubbi che ancora non so come affrontare ...
ma oggi si scrive ... perché oggi è uguale a domani ma un po' meglio di ieri ..... oggi è uno di quei giorni pozzanghera!! cosa sono i giorni pozzanghera? i giorni pozzanghera sono quei giorni che non hanno un colore definito non uno ma tanti .... le pozzanghere si formano sulle strade dopo una pioggia, un temporale, la mia pozzanghera si è formata oggi dopo un bel po' bufere e mal tempo ... quando si è piccoli le pozzanghere attirano quasi come le torte al cioccolato che vorresti mangiare ma non puoi , " perchè poi non ceni" , " perchè poi si sporca il vestitino bianco" e allora stai li fermo a guardarle .... anche le pozzanghere si resta fermi a guardarle con la voglia di saltarci dentro ... di farsi schizzare e macchiare da quella fanghiglia , con quella voglia di liberarsi ...
ma da grandi le pozzanghere posso essere pericolose ...se ci salti dentro non sai mai dove puoi finire, quanto profonda sarà? sarò abbastanza capace di nuotare e venire di nuovo a galla ? saprò solo sporcarmi un po' i piedi restando poi ben salda alla strada asciutta ? da piccoli è solo un gioco ... ma da grandi? e i giorni pozzanghera sono così ; sono giorni piedi di domande .... giorni in cui ti senti attratto da qualche cosa che però non vedi , non è li con te... è un' immagine riflessa , è fluttuante, non ha una forma , non è sicura e pure la vorresti affrontare , un giorno pozzanghera può arrivare all' improvviso , può durare anche più di un giorno , a volte c'è bisogno dell' aiuto di qualche altra persona per resistere alla tentazione di giocare con quell' acqua rimasta li.... perché poi quello che attira è anche la forma, il motivo di una formazione all' improvviso proprio li ... proprio in quel momento... ma che senso ha ... ma perché ? perché qui e non qualche km più avanti? perché ora che non hai la forza di allungare quella gamba e andare oltre?
un giorno pozzanghera a volte bisogna affrontarlo così, prenderlo e lasciarsi bagnare ....non sfidarlo... perché bisogna avere coraggio anche per avere paura .... io ho tanta paura ... ho tante paure !!!
le sensazioni che io vivo nei miei giorni pozzanghera ( e ne ho sempre tanti ...poi si impara anche a conviverci) ... sono le stesse che ritrovo in uno dei miei quadri preferiti ... una sensazione di inquiete, di volontà, di grinta, ma allo stesso tempo di frustrazione... una sensazione di equilibrio precario in un mondo caotico ....
" Golgonda "- Magritte
venerdì 16 dicembre 2011
"Parlerebbero i miei occhi " ( Blas De Otero)
Taceremo ora per piangere poi?
Parlerebbero i miei occhi se le mie labbra
ammutolissero. Potrei restare cieco,
e la mia mano destra continuerebbe
a parlare, parlare, parlare.
Debbo dire "Ho visto". E taccio
stringendo gli occhi. Giurerei
di no, che non ho visto. E mentirei,
parlando, parlando, parlando.
Ma debbo tacere e tanto tacere,
c'è tanto da dire, che chiuderei
gli occhi, e starei tutto il giorno,
parlando, parlando, parlando.
Dio mi liberi dal vedere quello che è chiaro
Ah, che tristezza. Potrei tagliarmi
le mani. E il mio sangue continuerebbe
a parlare, parlare, parlare.
venerdì 18 novembre 2011
SE SI SENTISSE CON GLI OCCHI LA VOCE
Se si sentisse con gli occhi la voce
oh, come ti vedrei!
La tua voce ha una luce che mi illumina,
... luce d'udire.
Nel parlare
tutti gli spazi del suono si infiammano,
la grande oscurità
che è il silenzio si infrange. Ha un aspetto d'alba
la tua parola, venendo a me di nuovo.
Quando assenti,
un mezzogiorno, un piacere allo zenit,
impera, ormai senza l'arte degli occhi.
Se mi parli di notte non c'è notte.
Né solitudine nella mia stanza
con la tua voce, lieve, ed incorporea.
Ché quando viene crea il suo corpo. Nascono
nel vuoto dello spazio, innumerevoli,
le delicate e possibili forme,
del tuo corpo di voce. E quasi sbagliano
le tue labbra che ti cercano e le braccia.
E tutto intorno, anime di labbra
e braccia in cerca delle, fatte nascere
dalla tua voce, divine creature
che inventa il tuo parlare.
E nella luce d'udire, in quell'ambito
tutto raggiante, che gli occhi non vedono,
si baciano per noi
quei due innamorati che non hanno
altro giorno né notte
che la tua stellata, o il tuo sole.
Pedro Salinas
venerdì 11 novembre 2011
EUGENIO MONTALE
L’anguilla
L’anguilla, la
sirena
dei mari freddi che
lascia il Baltico
per giungere ai
nostri mari,
ai nostri estuari,
ai fiumi
che risale in
profondo, sotto la piena avversa,
di ramo in ramo e
poi
di capello in
capello, assottigliati,
sempre più addentro,
sempre più nel cuore
del macigno,
filtrando
tra gorielli di
melma finché un giorno
una luce scoccata
dai castagni
ne accende il guizzo
in pozze d’acquamorta,
nei fossi che
declinano
dai balzi
d’Appennino alla Romagna;
l’anguilla, torcia,
frusta,
freccia d’Amore in
terra
che solo i nostri
botri o i disseccati
ruscelli pirenaici
riconducono
a paradisi di
fecondazione;
l’anima verde che
cerca
vita là dove solo
morde l’arsura e la
desolazione,
la scintilla che
dice
tutto comincia
quando tutto pare
incarbonirsi, bronco
seppellito;
l’iride breve,
gemella
di quella che
incastonano i tuoi cigli
e fai brillare
intatta in mezzo ai figli
dell’uomo, immersi
nel tuo fango, puoi tu
non crederla
sorella?
Iscriviti a:
Post (Atom)